Ieri sera ho cenato in un franchising di una nota catena romana di pizzerie al taglio. Quel punto vendita è gestito da un musulmano, a fare le pizze è un ragazzo che potrebbe essere tailandese o birmano, a servire una ragazza centrafricana, scurissima, un tutt’uno con la t-shirt nera che indossa.
Dietro di me, una donna musulmana, capelli raccolti da quello che credo fosse un hijab, mangia un pezzo di pizza. Le si avvicina il gestore, i due evidentemente si conoscono, lei poteva essere sua sorella, un’amica, la moglie, boh, poco importa ai fini della nostra storia. Ridono, scherzano, le fa vedere qualcosa sul suo smartphone, altre risate, l’atmosfera è rilassata.
Il gestore si mette poi a scherzare anche con la commessa che, capelli liberi, ma raccolti per igiene da una lunga coda, dietro al bancone nel frattempo sta preparando delle scatole per una consegna. Fanno anche servizio di delivery.
Preparate le scatole, il gestore le prende, cenno di intesa con la donna musulmana, escono tutti e due per la consegna, salgono in auto.
Guida lei.
Sembra quasi offensivo dover descrivere una normale scena di vita quotidiana, una banale interazione tra due individui come fosse un evento eccezionale, ma la realtà è che Alessandro Tedesco, nel suo bello e lungo articolo scritto per il Blog InOltre, ha ragione da vendere. L’Islam moderato esiste, siamo noi ad averlo dimenticato: tanto è stata efficace la destra (italiana, europea, mondiale) a soffiare sul fuoco del “mostro islamico”, tanto è stata stupida la sinistra (italiana, europea, mondiale) a inseguire per decenni un modello di tolleranza sì, giustamente, universale ma allo stesso tempo, vuoto.
Vuoto di quegli esempi, come quello che ho riportato sopra, o come l’amica con l’hijab che i nostri figli ci portano a casa per studiarci insieme.
I musulmani in Italia sono circa un milione e mezzo, potrebbero mettere a ferro e fuoco il paese se volessero, potrebbero iniziare una jihad.
I numeri li avrebbero. Ma non lo fanno. Come non fanno notizia, perché la stragrande maggioranza di loro vive una vita assolutamente normale, nel rispetto reciproco e delle leggi degli stati che li accolgono.
Ma allora perché ci ostiniamo combatterlo questo Islam moderato?
“I refugee from Guantanamo Bay, dance around the border like I’m Cassius Clay” cantavano i Fugees in “Ready or Not” a significare che quando vieni messo all’angolo puoi solo soccombere o lottare e Mohammed Alì, diamine come lottava! All’epoca nella baia c’erano solo i rifugiati cubani, era il 1996, ma in quella base, cambierà tutto con l’aftermath dell’11 settembre, quel maledetto 2001 in cui l’Occidente si fece trascinare nell’abisso da quelli che avevano tutto l’interesse a portarcelo.
Se credete, infatti, che i martiri nascano dagli alti ideali, dagli afflati mistici, religiosi, morali, siete nettamente fuori strada. I martiri nascono dall’oppressione, dalla disperazione, dalla ghettizzazione, dalla lotta senza quartiere tra due fazioni.
Simul stabunt simul cadent
è una massima latina che non dovremmo mai dimenticare quando parliamo di integralismi, fanatismi ed estremismi vari che hanno ragione di esistere solo in funzione di una contrapposizione con un altro integralismo, fanatismo, estremismo. È così tra Israele e Palestina dove è l’Islam stesso, o almeno la sua versione terroristica, a ghettizzare e affamare il proprio popolo, è così tra Occidente secolarizzato, ma continuamente scosso da rigurgiti di fanatismo religioso / nazionalista, e Medio Oriente teocratico.
La storia dell’Islam moderato, al contrario, è la storia di tutte le versioni moderne e secolarizzate di quell’immigrazione che continuiamo a subire invece di governare, di quel fenomeno di massa nutrito da chi tiene alla propria famiglia, da chi sogna un futuro migliore e non di terrore.
E se è facile capire come a una destra retrograda e fondamentalista convenga mantenere il fenomeno migratorio in una condizione di “eterna emergenza” pompando ogni singolo sbarco, invasione, atto criminale che dietro si porta, magari, le ragioni di un contesto sociale di assoluta disperazione, dall’altra si fatica a comprendere perché la sinistra non contrapponga a ognuno di questi eventi tragici uno, dieci, cento, mille episodi in cui le differenze culturali, religiose hanno contribuito ad aumentare la ricchezza di ognuno.
In quella pizzeria a taglio, il gestore musulmano non si fa alcun problema a servire ai propri clienti pizza con i salumi (di maiale, quindi vietati dall’Islam): salame piccante, pancetta, salsiccia, prosciutto crudo e cotto, speck, ieri sera ce n’era di ogni sul bancone.
Tu chiamala se vuoi, integrazione, io la chiamo moderazione.