Hello US of A, meet China

La metto giù senza troppi giri di parole: io credo che il Senato USA debba subordinare la ratifica dell’incarico assegnato da Trump a Elon Musk alla guida del DOGE (Department of Government Efficiency) all’affidamento di quest’ultimo delle sue quote azionarie in X a un blind trust.

[inizio divagazione] come in un’Italietta qualsiasi, anche negli USA per rendere la PA più efficiente si crea altra PA. Se non siamo dei precursori noi, ditemi voi… [fine divagazione]

Se il Senato USA dovesse approvare la suddetta nomina di Musk, infatti, X diventerebbe il primo social network occidentale sotto il diretto controllo di un governo. Un governo democratico (fino a prova contraria), alleato (fino a… avete capito), ma pur sempre un governo.

E credo che Musk debba liberarsi della gestione operativa del suo patrimonio in X per svariate ragioni, almeno fino a che ricoprirà la carica pubblica: la prima, più ovvia, è il naturale sospetto che “l’uomo più ricco del mondo”, arrivato al governo, possa piegare più facilmente le regole per continuare a rimanere tale, la seconda, più nascosta, è che un mancato distacco, seppur formale, tra la persona Musk e il più affermato social network di microblogging, rappresenta un pericolosissimo precedente in Occidente.

I precedenti altrove

Lavoriamo un po’ di fantasia: immaginate di collegarvi ad un qualsiasi sito di prenotazioni aeree, chiamiamolo per comodità jooking.com, di cercare la meta vacanziera dei vostri sogni, il viaggio che volete fare da anni, e una volta inserito il vostro nome/cognome per i biglietti vi venga negato l’acquisto. Il messaggio di errore è “generico”, qualcosa del tipo “Il viaggio non può essere prenotato, si prega di riprovare”. E voi riprovate. Nulla. Vi dite: sarà un malfunzionamento del portale e provate ad effettuare la prenotazione direttamente dal sito della compagnia aerea scelta. Nulla, stesso messaggio di errore.

Insospettito, vi rivolgete al customer care della compagnia aerea e una cortese voce vi risponde che “Il suo credito sociale non le consente la prenotazione di un viaggio all’estero” e di “contattare gli uffici locali di riferimento se crede sia stato commesso un errore”. Date ascolto alla cortese voce e vi rivolgete alle autorità locali le quali vi dicono che le vostre attività sul social di microblogging che preferite (chiamiamolo Z per comodità) non sono conformi agli standard di un buon cittadino e che gli Stati Uniti d’America non possono consentire che dei cattivi cittadini vadano all’estero a parlare male della loro grande patria.

Alla vostra faccia incredula, vi fanno anche vedere tutti gli Zweet (su Z si chiamano così) da voi pubblicati negli anni nei quali avete criticato l’operato del governo o semplicemente scritto che desideravate qualcosa di diverso da ciò che vi è stato apparecchiato davanti.

Fantascienza? Hello US of A, meet Sina Weibo.

Sina Weibo, per gli amici Weibo, è il primo e più famoso social cinese. Nato nel 2009, ad oggi conta all’incirca 600 milioni di utenti attivi, il che lo inserisce di diritto nella top 15 dei social più usati al mondo. Non un granché, direte voi, ma considerate che sono praticamente solo utenti cinesi.

Nel 2017 il governo Xi annuncia che la Cina dal 2020 avrebbe implementato un sistema di Social Credit attraverso il quale, analizzando i post degli utenti su Weibo e su altre piattaforme (Douyin, il nome di TikTok in Cina, e il suo gemello Kuaishou) grazie all’ausilio di avanzatissimi strumenti di AI e combinando i risultati con tecniche di riconoscimento facciale e di analisi comportamentale dentro e fuori la rete, ai cittadini meno virtuosi sarebbero stati preclusi alcuni diritti e servizi pubblici.

Direte voi, è la Cina, è una dittatura, ma a ben vedere a distinguere una democrazia da una dittatura sono essenzialmente le regole e i limiti che l’una si pone nei confronti dell’individuo rispetto all’altra.

Chiunque sia in odore di conflitto di interessi, in USA, deve affidare il proprio patrimonio a un blind trust. Così ad esempio fece George W. H. Bush, allontanandosi temporaneamente dai suoi interessi petroliferi familiari.

I vostri dati sono il petrolio del Terzo Millennio

Ok, il petrolio è il petrolio del terzo Millennio (o almeno di questo secolo iniziale), ma avete capito il senso: negli anni ’80, quello petrolifero era forse il business più remunerativo e influente all’interno dell’allora contesto economico così come oggi lo sono i vostri dati personali.

L’acquisizione dei vostri dati e dell’attività che svolgete sulla rete abilita, per chi entra in possesso di tali informazioni, scenari di monitoraggio e classificazione fino a qualche tempo fa impensabili. Ma non tutte le fattispecie hanno lo stesso peso: dagli annunci pubblicitari personalizzati, “Taci, Google e Facebook ci ascoltano!”, alla preclusione all’accesso di diritti individuali che credevamo inalienabili, infatti, ce ne passa e la distanza si misura esattamente con il grado di democrazia di una nazione e quindi con l’efficacia e la pervasività delle regole che si dà affinché un governo (qualsiasi governo) non possa accedere alle vite private dei cittadini che amministra, almeno fino a quando questi non violino manifestamente le leggi.

Il punto è che i social network, in Occidente, sono aziende libere che operano su un mercato libero e con un unico obiettivo: fare soldi. E i soldi li fanno principalmente con gli annunci pubblicitari e con i vostri dati che rivendono alle agenzie affinché queste ultime possano poi presentarvi réclame che facciano proprio al caso vostro. Sì, vi ascoltano, o meglio catturano tutto ciò che dite e fate, lo analizzano e vi restituiscono in risposta quel paio di stivali o quello smartphone del quale non potete proprio “fare a meno”. Sono le nuove frontiere del marketing, fastidiose, inquietanti o utili che le possiate considerare, ma alla fine sono nulla più di questo.

Ben diverso è il caso che abbiamo fatto sopra, così come il bazooka informatico che un governo (e soprattutto il governo di una superpotenza come la Cina) è in grado di costruire e puntarvi contro.

Le vacanze sono salve, forse, ma.

Robert Fitzgerald Kennedy Jr. è indubbiamente un personaggio controverso. Talmente sopra le righe da essere stato addirittura pubblicamente allontanato dal resto della famiglia (anche se, a onor del vero, forse il più simile della stessa al capostipite). Novax convinto, pensa che il COVID sia stato ingegnerizzato in Cina per mettere a soqquadro l’Occidente e che sia stato programmato per risparmiare proprio i cinesi e gli ebrei.

Poco contano le immagini apocalittiche dei forni crematori “da viaggio” che nei dintorni di Wuhan apparivano dalla notte al giorno per far fronte a una delle più gravi epidemie della storia cinese, così come poco contano le altrettanto inquietanti immagini dei condomini cinesi ai quali venivano saldate le serrature per impedire che venissero aperti dall’interno: la narrazione è che il COVID ha risparmiato i cinesi e che il lockdown in Occidente sia stato un complotto per soggiogare le masse e indurle sotto il controllo dei “poteri forti” attraverso i vaccini a mRNA.

Ecco, ‘sto scienziato sarà il nuovo ministro della Salute nell’amministrazione Trump, con poteri su tutte le agenzie federali che si occupano di sanità.

Facciamo volare l’immaginazione di nuovo: mettiamo che andiate al Pronto Soccorso dopo un brutto incidente e vi sentiate rispondere che, siccome siete vaccinati, i medici non hanno l’autorizzazione a curarvi perché non si sa quali danni abbia fatto il siero di cui tanto avete giustamente cantato le lodi (sempre su Z).

Fantascienza? No. Fantapolitica? Forse sì o forse… Chissà.

Il primo serio assaggio di come si possano piegare i social network alle brame politiche l’abbiamo avuto con la Brexit. Successe che una società di consulenza, Cambridge Analytica, illecitamente (ma all’epoca la giurisprudenza era assai meno precisa di quanto lo sia oggi) acquisì i dati di milioni di cittadini britannici utenti di Facebook e cominciò a inondarli di messaggi elettorali travestiti da post social per invitarli a votare per l’abbandono dell’UE.

Nel giro di pochi mesi, questa capillare attività di brainwashing aiutò i paladini del Leave a ribaltare completamente il sentiment degli inglesi nei confronti dell’Unione Europea e portarli verso le posizioni di isolazionismo.

Altro caso lampante è la smodata attività politica compiuta all’interno di X da vari personaggi, bot o persone vere, Elon Musk su tutti, con l’obiettivo della rielezione di Donald Trump. Presto per quantificarne l’effetto ed errato attribuire solo a questo battage la vittoria di Trump che ha radici ben più profonde e ancor più inquietanti, ma che questo ci sia stato è fuor di dubbio.

Pensare che per i prossimi quattro anni ci si dovrà fidare della moralità e dei limiti che si autoimporrà Elon Musk nell’esercizio delle sue politiche è davvero troppo per una democrazia compiuta come sono gli USA.

Speriamo che in Senato non si dimentichino di esserlo.