L’odio contro gli ebrei, oggi definito antisemitismo, ha radici antiche di secoli che hanno generato un rigoglioso albero che, attraversando la storia e l’Europa, è arrivato a fruttificare pure ai giorni nostri.
L’antisemitismo ha origine nell’antichità. Già nel mondo ellenistico e romano, gli ebrei venivano considerati estranei per i loro usi religiosi e per la loro ferma opposizione all’adorazione delle divinità pagane.
L’ostilità si intensificò con l’avvento del Cristianesimo. Con il tempo, gli ebrei vennero accusati di essere responsabili della crocifissione di Gesù, un’accusa infondata ma potentemente evocativa, che divenne la base di secoli di persecuzioni da parte dei cristiani.
Nel medioevo l’imputazione del “deicidio” si arricchì quasi subito con la famigerata “accusa del sangue“, secondo la quale gli ebrei avrebbero utilizzato il sangue dei bambini cristiani per i loro rituali, una paranoica teoria del complotto ante litteram ideata nel 1144 ad opera dei monaci benedettini di Norwich e da qui dilagata in tutta Europa. Queste paranoie si diffusero rapidamente e contribuirono a creare un immaginario collettivo che vedeva gli ebrei come una minaccia fisica per i cristiani.
Non pare strano quindi che durante il Medioevo, gli ebrei furono soggetti a numerose persecuzioni, pogrom ed espulsioni. In molti paesi europei furono confinati nei ghetti (dei quali purtroppo ci dobbiamo accollare la vergogna dell’ideazione) dove vivevano in condizioni miserabili. Gli editti di espulsione furono un fenomeno ricorrente, come avvenne in Inghilterra nel 1290, in Francia nel 1306 e in Spagna nel 1492 con il Decreto di Alhambra, che costrinse gli ebrei a convertirsi al cristianesimo o ad abbandonare il paese.
Ma siccome il pensiero magico dei paranoici è un mostro insaziabile, gli ebrei venivano ritenuti responsabili di causare calamità naturali o epidemie, come la peste nera del XIV secolo, in cui furono accusati di avvelenare i pozzi. Queste accuse assurde scatenavano pogrom, durante i quali le comunità ebraiche venivano saccheggiate e distrutte, con decine di migliaia di morti e deportati. Oggi l’accusa di poter causare pestilenze ci pare certamente assurda e figlia di paure e fantasie malate ma il pensiero sottostante non è dissimile da quello di chi chiama siero un vaccino e ritiene sia uno strumento per loschi fini.
Arrivando al XIX secolo, con l’avvento delle teorie razziali, l’antisemitismo cominciò a cambiare volto. Se prima era prevalentemente di natura religiosa, ora si aggiunge una componente razziale, che sosteneva la presunta inferiorità biologica degli ebrei. Questo tipo di antisemitismo razziale, del quale nuovamente portiamo l’onere grazie alle teorie Lombrosiane, si diffuse rapidamente in Europa, alimentato anche dall’ascesa del nazionalismo e delle ideologie xenofobe. Gli ebrei venivano accusati di essere degli Untermensch, una “razza impura” pericolosa per l’integrità del sangue della nazione.
Uno degli episodi più significativi nella storia moderna dell’antisemitismo è la diffusione dei Protocolli dei Savi di Sion, un documento pubblicato per la prima volta in Russia all’inizio del XX secolo del quale è stata dimostrata l’assoluta falsità. In buona sostanza, I Protocolli rivelavano complotto ebraico per ottenere il dominio mondiale, tramite la manipolazione delle istituzioni politiche, economiche e sociali. Insomma si è passati dall’ accusa di essere un corpo separato all’accusa di essere tanto integrati da poter ottenere il dominio del mondo,
Sebbene sia stato dimostrato che i Protocolli fossero un falso storico, creato con l’intento di giustificare e alimentare l’odio verso gli ebrei, essi vengono largamente utilizzati dai movimenti antisemiti in tutta Europa e, successivamente, nel mondo. Il documento trovò particolare risonanza in Germania negli anni ’20 e ’30, dove fu utilizzato dalla propaganda nazista per legittimare le teorie sul pericolo rappresentato dagli ebrei per la “razza ariana”.
Questi pregiudizi raggiunsero il culmine con l’ideologia nazista, che portò alla Shoah, o Olocausto durante il quale milioni di ebrei, in buona compagnia di omosessuali, disabili e zigari furono deportati nei campi di concentramento e di sterminio, dove furono sistematicamente uccisi. La Shoah rappresenta il punto più tragico e devastante dell’antisemitismo, con sei milioni di ebrei uccisi nei campi di sterminio, nelle esecuzioni di massa e attraverso atroci persecuzioni. Purtroppo ancor oggi non è raro incontrare malati che, stimolati da media che diffondo una narrazione per la quale il sionismo è un male da odiare, si augurano nuove persecuzioni e nuovi stermini.
Anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, i Protocolli continuarono ad essere usati in diverse parti del mondo per fomentare teorie del complotto e giustificare atti di antisemitismo. La diffusione di questo falso documento ha avuto un impatto devastante, poiché ha radicato l’idea di una “cospirazione ebraica globale” che persiste tutt’oggi in alcuni ambienti, contribuendo a perpetuare pregiudizi e atti di odio.
Va notato che anche l’accusa del sangue non ha mai perso di efficacia, tanto è vero che è stata ripresa in russia nel 2018 per collegarla allo sterminio dei Romanoff (visto? Non siamo stati noi, è colpa loro) e proprio in questi giorni subdolamente riproposta dall’ennesima vignetta spregevole pubblicata da Il Fatto quotidiano
Nonostante la tragedia dell’Olocausto abbia segnato profondamente la storia dell’umanità e nonostante le varie teorie del complotto siano state dimostrate infondate, l’antisemitismo non è scomparso. In molti paesi, atteggiamenti e pregiudizi contro gli ebrei persistono ancora oggi.
L’antisionismo, ovvero la negazione del diritto degli ebrei di avere uno Stato in Israele disconoscendo ragioni storiche, legali e fattuali è solo la maschera moderna dell’antisemitismo. Sebbene la critica alle politiche di qualsivoglia governo israeliano sia legittima, in definitiva Israele è una democrazia matura, chi ha il potere non avvelena gli oppositori né li fa sparire in qualche gulag, l’antisionismo si trasforma in antisemitismo quando delegittima l’esistenza stessa dello Stato di Israele, quando nega il diritto di difendersi o quando utilizza stereotipi e odio contro gli ebrei.
Aggredire un nonno col nipote davanti a una sinagoga è odio per gli ebrei, disegnare svastiche sui portoni di casa è odio per gli ebrei, imbrattare con mani rosse (il gesto filo “palestinese” che richiama il linciaggio di Ramallah) lapidi, vetrine, targhe o devastare i cimiteri è odio per gli ebrei, così come è puro e semplice odio impedire a studenti di entrare all’università perché ebrei ed è senza dubbio odio feroce il gesto osceno di strappare i manifesti di bimbi rapiti o negare le sevizie patite da povere giovani.
Sotto rifiuto del diritto di Israele ad esistere e di difendersi dagli attacchi, si nasconde l’odio storico contro il popolo ebraico, odio che utilizza conflitto israelo-palestinese (non sono nemmeno palestinesi ma vabbè) come pretesto per giustificare il proprio odio, arrivando finanche a dolersi delle azioni contro un gruppo terroristico che controlla militarmente il sud del Libano da cinquant’anni.
Il negazionismo dell’Olocausto, le teorie del complotto che vedono gli ebrei come manipolatori della finanza globale o della politica internazionale, e i nuovi focolai di violenza contro le comunità ebraiche in tutto il mondo dimostrano che l’antisemitismo è un fenomeno d’odio che necessita di essere affrontato con forza e consapevolezza soprattutto quando si maschera da antisionismo.