Fine Vita (Copyright Altalex.it)

Fine vita. La fine dell’unica libertà di coscienza che realmente conti: quella del cittadino

Ricordo sempre la figura di Vittorio Zincone che fu giornalista, di grandissimo livello, politico, nelle file del fu Partito Liberale, ed era un sincero, convinto ed onesto conservatore e cattolico. Nei comportamenti, sia pubblici che privati, un galantuomo. Scomparve nel 1968, poco tempo prima dell’emanazione della legge sul divorzio in Italia, che condurrà, di lì a poco, alla battaglia referendaria per la sua abrogazione. Ma anche se mancò prima, è noto che avrebbe combattuto per la difesa della legislazione divorzista, lui cattolico e conservatore. Ma profondamente liberale. Determinato, come cattolico, a non dover mai far ricorso a tale istituto – innamorato come era di sua moglie -, ma altrettanto convinto che tale sua profonda convinzione morale non potesse esser d’ostacolo al riconoscimento di un simile diritto. Per carità, la legge sul divorzio ed il referendum abrogativo che si tenne quasi 50 anni fa, sono storia. Come storia è che la legge istitutiva del referendum abrogativo (la n. 352/1970) fu praticamente coeva alla legge sul divorzio: stratagemma cattolica per consentire il passaggio della legge Fortuna Baslini avendo in tasca l’arma per disinnescarla: il referendum. I cattolici fecero male i conti, per fortuna. La recente vicenda della legge regionale veneta sul fine vita, affossata, nonostante l’ammirevole coraggio del presidente Zaia (bravo!), dalla destra codina e reazionaria italica e da una consigliera del partito democratico che da cattolica ritiene si possa esser legislatori – nazionali o regionali – a digiuno dalla grande lezione laica del cattolico Jemolo. Breve: da un parte l’ennesima versione della minaccia dei cosacchi che abbeverano i cavalli a San Pietro, dall’altra altro modo per ripetere la battuta infelice di Buttiglione (abbiamo fatto un regalo al santo padre, minuscolo, ed era la legge 40 sulla fecondazione assistita). Di destre, come di sinistre, ve ne sono molte ed in Italia abbiamo, è vero, la sventura di sperimentare due epifanie assai modeste dell’una e dell’altra. E si invoca, per contrastare una legge di civiltà come quella sul fine vita, una legge invocata da quasi 5 anni dalla sentenza Cappato della Corte Costituzionale, si invoca, dicevo, la libertà di coscienza. E mi chiedo che razza di idea di libertà coltivino i codini a destra ed i collitorti cattolici a sinistra. Un’idea di libertà che è l’esatto contrario dell’ideale liberale al quale un decente liberale cerca, pagandone i salati conti, di restar fedele. Ma non è solo l’idea di libertà ad esser fraintesa e malamente propagandata. E’ anche l’idea che questi reazionari hanno degli italiani. Credo che, nonostante tutto, gli italiani siano molto più avveduti dei politici che li rappresentano, come l’esempio storico del divorzio, e dell’aborto, avrebbero dovuto insegnare. Insomma, il nostro vituperato paese non è la culla di vecchi parrucconi, di insopportabili codini e di isteriche beghine, come spesso si vuol ingiustamente far credere. Ed a destra sono davvero convinti che il moderatismo, il conservatorismo – che non sarebbero categorie politiche neglette – facciano il paio non con la morale del cristianesimo, ma con i desiderata di Santa Romana Chiesa? Non è forse vero che quello che Prezzolini chiamava il vero conservatore si dovrebbe guardar bene dal confondersi coi reazionari, coi retrogadi, coi tradizionalisti, coi nostalgici? Il vero conservatore sa che a problemi nuovi occorrono risposte nuove, ispirate a principi permanenti. E che, quindi, di fronte alla realtà di molte vite che oramai non sono più vite ma torture quotidiane, private dell’essenza stessa della vita e delle sue gioie e delle sue tristezze ed abbattimenti che sono abbattimenti e tristezze vitali solo perché ci viene offerta, se la sappiamo cogliere, la possibilità di rialzarci e di combattere dopo aver tutto perduto, quella vita che non è più vita, nei limiti della legge, non possa esser, liberamente e motivatamente abbandonata. Il diritto segue la società, e non il contrario. Questa è l’essenza di quei principi liberali ai quali ogni docente liberale ed ogni decente laico, che non vuol dire irreligioso, dovrebbe cercare di fornire testimonianza. Forse, per quanto mi piacciano poco, non sono le categorie di destra e sinistra ad esser superate. Sono antiquate questa destra e questa sinistra. Trova così triste conferma quel vecchio appunto dei diari notturni di Flaiano: quel giorno che ci sentiamo a sinistra basta ascoltare un qualche politico di sinistra a salvarci. Se pendiamo a destra, ecco in nostro soccorso i politici di destra. E ci sentiamo non stranieri in patria, ma estranei a questa classe politica.