In queste ore si è tornati a parlare del problema del pagamento del gas in rubli. Il motivo è da ricercarsi nella repentina chiusura delle forniture di gas, da parte di Gazprom, per Polonia e Bulgaria.
Per stabilire con un accettabile grado di realismo, gli effetti che questa decisione avrà sui due paesi in questione, nel breve termine, dobbiamo partire da una analisi che si focalizzi sul grado di utilizzo del gas, da parte di Polonia e Bulgaria, per produrre riscaldamento e energia elettrica.
L’importazione di gas dalla Russia rappresenta per la Polonia circa il 50% del fabbisogno totale.
La Polonia utilizza il carbone, per generare energia elettrica, nell’ordine del 81.6%. Per ciò che riguarda il riscaldamento domestico utilizza il carbone per circa il 41.9%, legna per 20.6% e, per ultimo, gas, per circa il 16%. Per quanto riguarda la Bulgaria, il riscaldamento è affidato al gas per circa il 4.05%, per la generazione di energia elettrica, il gas, incide per circa lo 0.97%.
Ciò detto, l’esclusione di Bulgargaz e Pgnig dall’approvvigionamento russo è certamente cosa grave ma gestibile.
Partiamo dallo stoccaggio. La capacità europea di stoccaggio è pari a circa 316,927 TWh. L’Italia è prima, con una quota pari a circa il 24%, seguono Germania, Olanda e Francia. I siti di stoccaggio polacchi sono pieni all’83%, sostiene Pgnig. Inoltre, è in via di completamento la Baltic Pipeline, un gasdotto che trasporterà 12 miliardi di metri cubi di gas, proveniente dalla Norvegia e con approdo finale sulle coste del Mar Baltico. Questa quantità rappresenta circi il 105% della quantità che oggi la Polonia importa dalla Russia.
Per la Bulgaria la situazione è un po’ più complessa ma solo nell’immediato, circa sei mesi. Il paese dipende per circa il 78% dal gas proveniente dalla Russia ma abbiamo visto che è poco rilevante in termini di quantità. Lo stoccaggio in Bulgaria è molto basso, circa il 16.3% (ITA è a circa il 35%). La Bulgaria sarà costretta ad importare il gas dalla Grecia e dalla Turchia, oltre ad importare gas naturale liquefatto dal mercato internazionale.
Dobbiamo anche tenere presente che, entro luglio 2022, la Bulgaria potrà beneficiare del gasdotto sulla tratta Azerbaijan-Salento. Questo gasdotto attraversa la Grecia, dove è presente un connettore che si chiama LGB, che ha una lunghezza di circa 200 km, e potrà agevolmente rifornire il paese. Inoltre, la Grecia ha quasi raddoppiato i siti di stoccaggio, in particolare per il sito di Revithoussa. Sono stati potenziati, e in alcuni casi creati ex novo, siti di stoccaggio nei porti di Alexandroupolis e Kavala, proprio per soddisfare la cintura balcanica.
In conclusione, la chiusura delle forniture rappresenta certo un disagio ma non una tragedia, per i paesi in questione.
Passiamo ad affrontare i motivi dello stop alle forniture. Gazprom ha dichiarato che i due paesi hanno rifiutato l’apertura del famigerato conto K, cioè un conto denominato in rubli che permette l’alimentazione attraverso il versamento di EUR e USD.
Da qualunque parte si analizzi il problema, non esiste il problema.
Alcuni sostengono che un accordo di questo tipo porterebbe ad una violazione delle norme contrattuali. Vero, ma intentare una causa la vedo una pista poco percorribile, se non altro per i tempi.
Alcuni hanno sostenuto che il rischio di cambio ricadrebbe interamente sui paesi EU. Falso. Ai paesi EU è richiesta l’apertura di un C/C presso la Gazprom Bank, questo conto permetterebbe il deposito di EUR o USD, o entrambi.
Quindi, per fare un esempio: l’Italia ha un contratto che prevede il pagamento di 1 mio Eur per 1 mio di metri/cubi di gas al 20 maggio 2022. (i numeri sono assolutamente fuori scala)
L’Italia verserà 1 mio Eur alla Gazprom Bank, che a sua volta girerà, per l’intero ammontare, alla Banca Centrale Russa. Si vedrà accreditare il controvalore in rubli presso i conti societari.
In sostanza, l’Italia avrà avuto un esborso, come da contratto, per un quantitativo di gas, come da contratto. Nulla cambia.
Cosa cambia rispetto al periodo prebellico?
L’Italia avrebbe inviato 1 mio euro, in cambio di 1 mio di metri cubi di gas. Nessun cambiamento. Gazprom avrebbe ricevuto il denaro, e avrebbe girato alla Banca Centrale Russa solo 800k euro. Gazprom avrebbe avuto riserve in valuta forte per il 20% degli incassi. Con il nuovo sistema dovrà cedere alla Banca Centrale Russa l’intero importo di valuta forte.
A mio giudizio, questo cambiamento riflette una profonda debolezza dell’economia russa. Necessitano, soprattutto dopo il blocco delle riserve all’estero, di valuta forte. Senza questo tipo di valuta, EUR o USD, gli approvvigionamenti all’estero diventeranno sempre più complessi. Perché, al netto delle dichiarazioni politiche o di propaganda, nessun paese al mondo vuole imbottirsi di rubli.
Un’altra tesi che sta emergendo in questi giorni è che con questa mossa, Putin, abbia di fatto delegato all’occidente il sostentamento delle quotazioni del rublo. Falso. Non in teoria ma in pratica.
Se una volta ricevuti EUR o USD, la Banca Centrale Russa, si recasse sul mercato per una immediata vendita, con contemporaneo acquisto di rubli, allora sì, l’andamento del rublo ne trarrebbe certamente un beneficio. Però, la Banca Centrale Russa non lo farà, per due motivi.
Il primo, come abbiamo visto, alla Russia servono EUR o USD per approvvigionamenti dall’estero e questi si pagano in valuta forte.
Secondo, per vendere USD o EUR e contemporaneamente acquistare rubli, cioè, per mettere in atto l’unica manovra che potrebbe sostenere il corso del rublo, occorre che qualcuno i rubli li venda alla Banca Centrale.
Nessun paese al mondo ha riserve in rubli, non in tale quantità, perlomeno. La Banca Centrale con piu’ rubli al mondo è la Bank of England, non credo li venderebbe mai alla Banca Centrale Russa.
A scanso di equivoci, non possono stampare rubli per sostenere il rublo. Cioè, possono pure provarci ma poi per comprare un Kg di pane serviranno parecchi Kg di rubli.
Un’altra tesi è quella di una violazione delle sanzioni. Falso. Gazprom, proprio per la posizione strategica che ricopre all’interno dell’economia EU, non è soggetta a sanzioni di alcun tipo. Inoltre, Gazprom Bank non è nemmeno stata esclusa dal sistema SWIFT.
La verità, dal mio punto di vista, è che si stia facendo molta confusione per ragioni politiche. Nei fatti non cambia nulla. Cioè, Putin vuole salvare la faccia con il suo paese, e la EU non vuole alimentare la propaganda russa dando un argomento del tipo: “Hanno calato la testa”.