Per lo meno, se i vostri unici canali d’informazione sono i mainstream media e #miocuginonews.
Non vi sarà sfuggito, ne sono ragionevolmente certo, uno dei più spinosi temi di queste ultime settimane: il caro bollette energetiche. Che sia quella elettrica o del gas, i rincari sono sotto gli occhi di tutti.
Le ragioni di questi drammatici aumenti, ça va sans dire, sono molteplici e non tutte di facile comprensione, per lo meno per noi uomini della strada: si va dai pruriti russi sull’Ucraina al processo di transizione che mira a sostituire fonti energetiche inquinanti (carbone e petrolio su tutte) con altre più sostenibili dal punto di vista ambientale.
Sulla prima possiamo farci poco: il fantasma del conflitto russo/ucraino nelle regioni del Donbass, Donetsk e Luhansk è destinato a perdurare almeno fino a che Wladimir Putin riterrà che tale situazione gli sia politicamente vantaggiosa.
Sulla seconda invece, vale la pena soffermarsi, se non altro per tentare di contrastare l’enorme opera di disinformazione alla quale veniamo esposti quotidianamente quando sui mainstream media (e sempre più sui social) vediamo e ascoltiamo politici, attivisti, sedicenti esperti di varia natura dichiarare candidamente che, sì, già oggi è possibile un mondo pulito, libero dalle fonti fossili, alimentato ad energie rinnovabili. E che se ciò non è, è per colpa del neoliberismo (TM), dei quattro cavalieri dell’Apocalisse, di Satana, della dea Kalì e della sciatica di pora nonna, che in effetti può essere un problema per l’altrimenti arzilla vecchietta. Le sette sorelle, invece, sembrano passate di moda, non si portano più come una ventina d’anni fa. Vai a capirne i motivi, mah.
Ecco, se vi informate solo da questi soggetti, tutto quello che sapete sulla vostra bolletta energetica è sbagliato.
Partiamo dicendo che la transizione verso le rinnovabili non è uno schiocco di dita. Non lo sarà mai. E anche una volta completata, si avrà bisogno di fonti di backup che non siano dipendenti dai capricci meteorologici o dal fastidio delle notti buie. Ché sole e vento saranno pure virtualmente infiniti, ma per i nostri scopi hanno il difetto di non essere fruibili continuamente. Per le giornate assolate, però, allegria, c’è una soluzione: continuiamo a prendere sotto gamba il global warming e vedrete che che tra qualche decennio la pioggia potrebbe non essere più un problema, almeno alle nostre latitudini. L’agricoltura? Eh, ma insomma, devo risolvere tutto io?
Purtroppo, coloro che vendono la bufala del mondo che può andare avanti a rinnovabili, e se non si fa è colpa del neoliberismo ecc. ecc., sono anche coloro che non hanno ancora chiaro il concetto che si nasconde dietro la parola “transizione”. A scanso di equivoci, no, non ce l’ho con Greta – ne vorrei decine di migliaia di Grete – ma con chi ha in mano le redini delle politiche energetiche.
Resta palese, pacifico e sacrosanto che l’obiettivo sia quello di arrivare ad un utilizzo sempre più spinto delle fonti rinnovabili, ma nel frattempo? E nelle giornate di pioggia? E durante la notte? E la nostra bolletta?
Nel frattempo, la soluzione sta nell’utilizzo di un mix di fonti energetiche che sia il più possibile ampio e laico (leggasi, scevro da prese di posizione ideologiche). Naturalmente, la preferenza va data, per gli accordi internazionali e per la salute dei nostri figli, alle fonti più pulite e che meno contribuiscono all’emissione di CO2 e altri GHG (GreenHouse Gases) in atmosfera.
Lo so, ho usato la parola “laico” e voi avete subito pensato all’elefante. Capiamoci sul nucleare. La gestione delle scorie è tema serissimo e nella terra delle terre dei fuochi, della criminale impossibilità di costruire una discarica sicura, dei subappalti dei subappalti dei subappalti (che al mercato un imprenditore comprò, verosimilmente con una mazzetta), effettivamente c’è di che stare poco tranquilli. Ma non siamo più agli anni ’80 di Chernobyl: il nucleare di 4a generazione può essere alimentato a scorie radioattive, mentre i piccoli impianti SMR sono in grado di funzionare anche per 30 anni consecutivi senza produrre un livello apprezzabile di waste.
Ma lo capisco, a voi piacciono le rinnovabili. Anche a me, beninteso, ma all’ambiente? Quando si parla di rinnovabili, oltre alle problematiche di disponibilità continua dell’energia, mitigabili con sistemi di stoccaggio (batterie) ad oggi comunque non pienamente sufficienti a sopportare l’enorme domanda generata da una città medio-piccola, va affrontato anche il tema delle terre rare attualmente indispensabili per un efficiente funzionamento degli impianti di produzione dell’energia rinnovabile. Le terre rare sono elementi presenti in (e indispensabili per) praticamente tutta la tecnologia moderna e la cui estrazione è ad oggi uno dei processi industriali più devastanti per l’ambiente. Ma anche da questo, con un pizzico di volontà politica e investimenti mirati, se ne viene fuori. Ne ha mirabilmente parlato qualche giorno fa, sul suo canale Youtube, l’utente Twitter @Principe_dUcria (qui il video) a commento di un esaustivo articolo di un’altra utente del social di microblogging, @CastigliMirella, che trovate qui. Ah, anche i suddetti sistemi di stoccaggio cadono nella trappola delle terre rare, tante volte ve lo steste chiedendo.
Quello energetico-ambientale è forse il tema più complesso che la civiltà umana ha mai dovuto risolvere dall’inizio della sua esistenza. Per risolverlo, non esistono scorciatoie e le politiche per slogan vanno a sbattere contro la realtà che allo stato dei fatti vede in sofferenza noi e il pianeta.
E non parliamo di (in-)civiltà del consumo. Per lo meno, fatemi il favore di non parlarne dal web.
Non esiste ragione né tecnologica, né politica, né sociologica per cui sia possibile prevedere una diminuzione nella domanda di energia a livello mondiale per il prossimo futuro. Anzi, viaggiamo su un fabbisogno energetico in continuo aumento annuo.
Mi sento quindi di escludere che sarà la decrescita felice a salvare il nostro pianeta. Nemmeno quella postata su Facebook.
A salvarci sarà un’oculata politica di mixaggio delle fonti energetiche, con ovvia preferenza verso quelle rinnovabili, anche suddividendo la richiesta per scopi. È inutile pensare di mandare avanti l’industria pesante con il sole o il vento. Semplicemente, non si può. E chissà se si potrà mai.
A salvarci saranno, ancora, mamma ricerca e sua figlia tecnologia: miglioramento degli impianti di produzione dell’energia da fonti rinnovabili, tecnologie di sequestro e stoccaggio della CO2 e del metano in atmosfera e prima che l’atmosfera la raggiungano (soprattutto per quanto riguarda l’industria alimentare), efficientamento dell’industria dei trasporti, breakthrough tecnologici come l’agognata fusione nucleare; su quest’ultima, se non sapete di cosa sto parlando, qui e per le difficoltà ancora da superare, qui.
Insomma, non esistono catene di aglio e silver bullet contro il vampiro del Global Warming e il lupo mannaro del Climate Change. Esistono solo un impegno costante al miglioramento graduale e continuo e una volontà politica di supportarlo.
Nei fatti, ancor prima che negli slogan. Ricordatevene anche nella cabina elettorale. Grazie.