Il premier Giuseppe Conte lunedì 2 novembre in Parlamento ha presentato il nuovo D.P.C.M. che stabilisce l’obbligo per le scuole secondarie di secondo grado di svolgere la sola didattica a distanza per le prossime settimane, in ragione dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid 19. Siamo i soli in Europa ad aver fatto questa scelta.
All’interno delle zone rosse la didattica a distanza al 100% parte addirittura dalle classi seconde della secondaria di primo grado. La crescita esponenziale del virus non lascia margini di grande ottimismo e corriamo il rischio di veder presto l’intero territorio nazionale come una sola zona rossa con un conseguente taglio generalizzato ed indistinto della didattica in presenza.
Come insegnanti, pur nella consapevolezza che il digitale sia sempre una risorsa irrinunciabile, non possiamo non manifestare forte preoccupazione per una mancata progettualità sulla scuola intesa come servizio fondamentale, finalizzato anzitutto a mantenere una relazione didattica tra studenti e tra studenti ed insegnanti anche durante la pandemia.
Auspichiamo che si attivino opportuni monitoraggi sanitari nelle scuole, si dividano le classi per piccoli gruppi di lavoro e si attui una didattica digitale integrata da remoto ed in presenza, anche per pochi giorni alla settimana, con piccoli gruppi in rotazione tra loro e nel completo rispetto delle norme di prevenzione, anzi implementandone l’efficacia se si lavorerà con un numero ridotto di studenti.
Fermare nuovamente la scuola, come sta già accadendo in alcune regioni del nostro paese, significa generare una disastrosa ondata di dispersione scolastica e condannare i più deboli all’irrilevanza, penalizzandone conoscenze ed abilità.
Non tutte le famiglie sono preparate per la didattica a distanza e non tutte le famiglie possono permettersi una dotazione tecnologica adeguata. Non basta inoltre supplire a questa problematica per ritrovare la scuola. La scuola è anzitutto comunità e solo al suo interno si trova il senso dell’apprendere: senza comunità non esiste scuola.
Come educatori non possiamo tacere di fronte al rischio di perdere tantissimi studenti, vedendoli giorno dopo giorno alla deriva in una dinamica di solitudine ed abbandono. Chiediamo con determinazione che parallelamente alle modalità di apprendimento da remoto prosegua nelle nostre scuole una didattica innovativa in presenza per piccoli numeri di studenti in alternanza tra loro.
L’obiettivo è mantenere viva l’esperienza della scuola come condivisione, esperienza altrimenti inesorabilmente destinata a spegnersi a partire dai ragazzi più vulnerabili.