Ci stanno invitando a scaricare Immuni con campagne martellanti, dicendo che, affinché l’app funzioni, serve che sia sui cellulari di quante più persone.
Ma attenzione, paradossalmente, più si scarica l’App, cioè più l’App funziona, più tamponi e tracciatori manuali servono. Ma siccome nessun sistema sanitario – salvo la Cina, forse – potrebbe permettersi tamponi per tutti, si arriva alla conclusione che l’App serve solo ed esclusivamente a isolare.
E allora, se 60 milioni di italiani scaricassero l’App, come auspicato dal governo, la maggior parte di essi (asintomatici) verrebbero solo ed esclusivamente isolati, con effetti paragonabili a quelli di un lockdown sancito via Dpcm. Poi si può anche obiettare che servono dai 2 ai 10 giorni per “incubare” il virus, quindi un tampone fatto prima potrebbe dare falsi negativi, ma le conclusioni restano le stesse.
Se tutti avessero l’App aumenterebbero gli isolati, stile lockdown. E una volta liberi dopo 14 gg, sarebbero riagganciati da un altro cell e dovrebbero ricominciare la quarantena.
E si può aggiungere: L’isolamento si fa da tempi remoti, sin da quando non c’erano test diagnostici, ma con una App che notifica i contatti ci potremmo isolare a raffica, di 14gg in 14gg (e magari senza ragione, in quanto già immuni per esserci infettati in precedenza, ma senza un tampone non possiamo saperlo). L’effetto sarebbe comunque rovinoso economicamente. Anche perché per gli asintomatici che non ricevono un atto di messa in isolamento da parte dell’autorità sanitaria – che non riesce a notificare atti di isolamento per tutti – e non possono lavorare in smart working, non godono delle tutele di legge (equiparazione a malattia): una recente circolare Inps lo ribadisce.
E questo sarebbe per loro così devastante da indurre forse qualcuno a evitare l’isolamento per continuare a lavorare e sostenersi.
Il sistema dell’App è nato monco.
E comunque non è la soluzione salvifica che ci hanno raccontato per mesi.
“Scaricate” immuni