Matteo Salvini è a corto di ‘amici’: rivali interni e perdita di supporto mettono a dura prova il suo ‘brand’
Il capo dei sovranisti italiani, Matteo Salvini , non ha più lo stesso appeal di qualche tempo fa. La vittoria della destra alle elezioni regionali ha sfumature di grigio, il clamoroso successo di Luca Zaia in Veneto potrebbe metterlo in ombra. Il leader della Lega, evitando l’ultra-personalizzazione che lo ha portato alla sconfitta in Emilia-Romagna a gennaio, non è riuscito a conquistare la Toscana , storica roccaforte della sinistra. Intanto si consolida in tutta Italia la graduale ascesa di Giorgia Meloni, la sovranista di Fratelli d’Italia
Inoltre, Salvini e’ a processo per il caso Open Arms, accusato di aver trattenuto decine di migranti sulla nota nave umanitaria spagnola. Come se non bastasse, un’eventuale partenza di Donald Trump dalla Casa Bianca potrebbe complicare il suo sostegno internazionale.
Nelle elezioni regionali, il leader della Lega non è esattamente uscito trionfante. Dalle urne dovevano uscire trionfante, invece e’ stato un pareggio, inoltre, il fatto che l’attuale coalizione di centrodestra italiana abbia vinto di misura in alcuni territori abbastanza prevedibili svaluta la performance di Salvini.
Elenchi propri per Zaia e Toti
A questo, inoltre, bisogna aggiungere che sia in Liguria che in Veneto, i candidati di destra che hanno vinto lo hanno fatto soprattutto con la propria lista e non con quella del leader sovrano della Lega. Luca Zaia, comunque, chiarisce: “Il capo del mio partito è Matteo Salvini”, ricorda regolarmente il presidente veneziano. Ma Salvini, in questa vittoria, c’entra poco: se si guarda da vicino ai risultati della coalizione di Zaia, la sua lista personale ha raggiunto il 46% dei consensi, mentre la Lega di Salvini solo il 16% .
Ufficialmente, Zaia è un membro di spicco del partito lega , molto prima che la Lega Nord diventasse semplicemente la Lega e diventasse sovranista. Salvini, quindi, oggi potrebbe interpretare la vittoria di Zaia come una grande vittoria in uno dei feudi del suo partito. O una minaccia alla loro leadership su scala nazionale .
Si consolida in tutta Italia la graduale ascesa di Giorgia Meloni (FDI), partner della coalizione sovranista di destra estrema con simpatie ed ambiguità che la legano a CasaPound.
Fattore internazionale
Se il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non ha rinnovato il suo mandato alla Casa Bianca; Matteo Salvini perderebbe uno dei principali sostenitori internazionali all’interno della famiglia sovranista. Negli ultimi anni il capo della Lega si è costantemente riflesso nella politica del presidente americano, lodando soprattutto i suoi toni nazionalisti.
Non è un caso che Matteo Salvini, nella sua propaganda politica, si basi sullo slogan Prima gli italiani , cioè “gli italiani prima” ; parafrasando ” America First” di Donald Trump. Ma se l’attuale presidente americano lasciasse il ramo esecutivo del suo Paese, Matteo Salvini non avrebbe più un modello importante per la continuazione del populismo, della sovranità e del nazionalismo in Italia.
Estrema ratio
La crisi di consensi spinge il partito a cercare il dialogo con le forze meno estremiste in Europa, come chiesto da Giorgetti.
Due le tappe: l’uscita dal gruppo delle destre (i 28europarlamentari sono stati convocati a Roma per i prossimi giorni) e il voto a fine 2021 del successore di Sassoli a Strasburgo, che sarà un Ppe.
La Buona Destra di Filippo Rossi, il nuovo partito anti-sovranista
“Buona Destra” è il nome del nuovissimo movimento che il leader Filippo Rossi definisce “Una nuova casa per chi crede che la politica non sia vuota propaganda”. Il manifesto era giá scritto nel libro “Dalla Parte di Jekyll”, dove Rossi ha reso pubblici i valori su cui avrebbe fondato la sua politica. Nel libro, presentato a luglio per la prima volta in conferenza stampa, si parla di democrazia aristocratica, di futuro, di bellezza come obiettivo e di politica come progetto.
Un destra moderata, liberale, europeista e anti-sovranista, Rossi non ha mai risparmiato le critiche contro i partiti sovranisti di oggi. Prende le distanze infatti dai leader di Lega e Fratelli d’Italia che, attraverso la “Strategia del terrore”, hanno sempre dato in pasto al popolo un nemico, anche inoffensivo, su cui scagliare rabbie e paure.
Il fondatore della Buona Destra è inoltre estremamente distante dal populismo di questi ultimi, che utilizzano come arma un linguaggio “Volgare, semplicistico e aggressivo”, infuocando le anime dei più insoddisfatti e soffocando quelle dei più deboli. Quella di Filippo Rossi è una destra che non urla alla pancia degli elettori affamati.
Una destra che non punta al consenso con propaganda di basso livello e che non sfrutta la potenza della comunicazione, soprattutto dei social network, per banalizzare temi complessi, cavalcando di volta in volta l’onda dell’opinione pubblica.
L’articolo cita articolo su metropolitanmagazine.it di Camilla Messina